domenica 21 luglio 2013

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[precede] (non che si rivolgessero a me). Per molto tempo questi problemi riecheggiavano in me, ma non mi sentivo in diritto di chiamarmi "genderqueer". Non mi sentivo abbastanza 'queer' od abbastanza 'trans'. Il cambiamento ci fu quando mi fu dato un volantino sull'identità genderqueer nel primo blocco transgender a Tel Aviv. Spiegava che alcune persone genderqueer non sono sempre visibili come tali, e che non devi sembrare od agire in un certo modo per identificarti come genderqueer. Quello fu il momento in cui acquisii una nuova identità.

La mia esperienza con la comunità transgender continua ad essere significativa a tutt'oggi, anche se il mio rapporto con la comunità è stato molto contestato e spesso difficile. Questa comunità parlava - e parla tuttora - la mia lingua. È uno spazio radicale, favoloso, colorito, politico e creativo per le persone con identità multiple, e quello era un periodo di tempo in cui io sentivo di avere anch'io un posto in esso. In quella comunità io ho trovato una lingua, una politica, degli amici e degli amanti - ma ho trovato pure dolore, solitudine ed isolamento. Mi sentivo sempre più fuori posto. Continuare a scostarmi di quei 'pochi centimetri', sentirmi interpellata come qualcosa che non ero, stava affaticandomi sempre di più. Sembrava che essere bisessuale fosse fuori dal campo delle possibilità negli spazi che abitavo. Passare da donna mi rendeva inoltre invisibile nei termini della mia identità genderqueer. Io immagino che molte persone possono aver pensato a me come ad un alleata etero, anziché ad un membro a pieno titolo della comunità. Infatti, per molti anni ho internalizzato io stessa quest'atteggiameno ed ho immaginato di avere meno diritto di parlare dei problemi delle persone transgender ed 'a favore' delle persone transgender, una nozione che ho imparato soltanto ora a decostruire. Ed ovviamente, non si ricompensava mai bene il parlare della bifobia. Alla fine, fu il sentimento di alienazione che sentivo nella comunità transgender che portò alla mia necessità di fondare una nuova comunità bisessuale.

Ma questo accadde più tardi.

Il primo blocco transgender a Gerusalemme ci fu due settimane dopo il primo a Tel Aviv. Correva l'anno 2008. Ero in auto con il mio amico Mark (che aveva appena fatto il coming out come un transgender FTM [Nota 18]), un altro amico trans FTM, e due altri genderqueer bisessuali - tutti che venivano a partecipare alla marcia insieme con il blocco transgender. Non rievoco la marcia in sé - quello che accadde poi fu molto più importante. La prima goccia d'acqua che fece germogliare in me il seme dell'attivismo bisessuale. Dopo la marcia, raggiungemmo il Giardino della Campana, dove era stato montato un palco e si tenevano dei discorsi. (Alcune persone del blocco - e specialmente dalla nostra auto - decisero di strillare "bi e trans" ogni volta che uno degli oratori diceva "gay e lesbiche"). Tra i discorsi ed in mezzo alla folla, io vidi una delle persone della nostra auto che parlava a qualcuno, ed udii le parole "gruppo bisessuale" nella loro conversazione.

Ora ci vuole un interludio. In tutti i miei anni nella comunità LGBT (ci entrai a 16 anni e ci rimasi fino a quel giorno), stavo sempre aspettando che aprisse un gruppo bisessuale. Al liceo, partecipai al gruppo giovanile dell'Associazione GLBT [Nota 19] ma dopo un po' smisi di andarci [segue]

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