domenica 11 agosto 2013

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[precede] questo fu seguito da  una settimana piena di manifestazioni di sinistra per protestare contro il massacro e la continuazione dell'assedio. Il giorno del Pride di Tel Aviv era troppo vicino all'incidente perché ce ne scordassimo, e certo molti sentirono il bisogno di commemorare l'incidente nella marcia radicale del Pride.

La seconda fu chiamata la "marcia dell'orgoglio della comunità", tentando di far passare un diverso messaggio di protesta contro il controllo che il Comune faceva del corteo del Pride e dei suoi contenuti, contro il silenziamento delle comunità LGBTQ emarginate (compresa la comunità LGBTQ palestinese), e contro l'LGBT-fobia, specialmente in risposta alla sparatoria. Questa marcia fu organizzara da un gruppo chiamato "Marciare per cambiare", di cui i bisessuali erano una parte importante - cioè, Lilach Ben-David, Eran Cohen-Geva ed io stessa.

La mia motivazione per prendere parte all'organizzazione di questa parata era forte ed inevitabile, derivata dagli eventi dell'anno precedente e dalla mia presa di coscienza che non c'era niente di buono per me all'interno della comunità degli assimilazionisti GGGG. Volevo mettere la mia energia dove potevo ricevere qualcosa indietro piuttosto che essere calpestata e spremuta. Inoltre, e come sempre, cercavo di creare qualcosa di nuovo nella comunità, di cercare una volta in più di creare una casa queer per me e di cambiare sia la comunità che la società intera.

Dopo lunghi mesi di lavoro, la nostra marcia comunitaria ebbe luogo lo stesso giorno e nello stesso momento del corteo 'ufficiale' del Comune (anche se in luoghi diversi). La nostra marcia partì da Tel Aviv sud, marciando verso il centro città. Partendo dal sud noi cercammo di ricordare la popolazione di Mizrahi, lavoratori migranti e profughi che risiedevano in quei vicinati di Tel Aviv. La nostra marcia passò per Boulevard Rothschild, fermandosi per un minuto di silenzio e commemorazione sul luogo della sparatoria. Finendo nel centro città, nel Giardino Meir e nel centro LGBT, cercavamo di rimarcare che anche noi eravmo parte della società, nonché della comunità, e meritavamo un riconoscimento. Terminammo la marcia davanti ad un palco su cui si tenevano discorsi e spettacoli. Invitammo un'ampia gamma di oratori su vari argomenti, nonché degli attori in drag, permettendo un'ampia rappresentazione delle diverse voci della comunità. Vale la pena notare anche che la marcia aveva un grande blocco bisessuale, equivalente a più di un terzo dei partecipanti. Questa notevole partecipazione bisessuale avrebbe guadagnato alla marcia anche il titolo di "marcia bisessuale".

Anche se le due marce alternative non ebbero una partecipazione oceanica, ebbero comunque successo nel creare un nuovo tipo di attivismo ed un nuovo tipo di discorso comunitario - una politica intracomunitaria radicale, che si concentrava sulla creazione di spazi di resistenza radical queer, e sulla critica al mainstream GGGG, nonché alla diseguale distribuzione del potere nella comunità. Inoltre, la marcia del Pride comunitaria mostrava un'altra nuova direzione: metteva a fuoco per la prima volta non solo la resistenza queer all'occupazione, ma anche una presa di posizione radical queer sulle questioni LGBTQ, elargendoci la solidarietà che ci meritavamo, e mettendoci al centro. [segue]

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