martedì 9 luglio 2013

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[precede] polizia per difendere i nostri amici - i poliziotti sono spesso meno brutali con coloro tra noi che passano da donna. Ricordo che stavo in piedi tra le linee, sentendomi spaventata ed ardita. Sono stata abbastanza fortunata da impedire alcuni arresti quel giorno.

Al termine della nostra protesta, la polizia svanì dalla vista, lasciandoci soli ad affrontare la violenza della controdimostrazione (a favore della guerra) dall'altra parte della strada. Molti di noi dovettero rimanere nella piazza per proteggere il palco e l'impianto audio dai vandalismi, schivando come possibile la violenza dei controdimostranti. Una discussione che ebbi con uno dei sionisti dall'altra parte della strada (che era venuto a parlarci) finì con lui che continuava ad urlare: "Amir Peretz [9] vuole la pace, in cuor lo sai!"

SECONDA STORIA (2006): LA VEGLIA DI PROTESTA ALLA CAG


Quell'estate fu cancellata la marcia del Pride a Gerusalemme.

Il Pride di Gerusalemme divenne territorio ferocemente conteso 3 anni dopo la sua creazione. Dal 2002 al 2004 veniva fatto ogni anno, e tutto andava abbastanza liscio e con pochi effetti collaterali negativi. Però il corteo balzò all'attenzione di tutta la nazione nel 2005, quando un solo terrorista (un ebreo ortodosso) trafisse tre partecipanti con un coltello, tentando di ucciderli. (Cosa molto interessante, la persona che si lanciò sul reo e ne permise l'arresto era uno degli attivisti bisessuali di Gerusalemme). Quando, l'anno dopo, la Casa Aperta di Gerusalemme (CAG) [10] aveva cominciato ad organizzare un Pride internazionale a Gerusalemme (dal titolo ironico di "Amore senza confini" [11]), una città dominata da popolazioni religiose fece spuntare una fin allora mai vista coalizione tra le comunità ebraica, cristiana e mussulmana per impedire a noi sozzi pervertiti di marciare nella 'loro' città. La ragione ufficiale della polizia per rifiutare il permesso di marciare fu la guerra nel Libano, decidendo che non era sicuro marciare in quel momento.

Il 10 Agosto, la CAG organizzò una veglia di protesta contro l'annullamento del corteo da parte della polizia. Quella era la quarta (e l'ultima, avremmo scoperto poi) settimana di guerra, e molte bandiere israeliane sarebbero state viste in mezzo alle bandiere arcobaleno della veglia. I più stavano in piedi e zitti, alcuni cantavano canzoni ebraiche. L'atmosfera era sionista in modo opprimente. Io arrivai separatamente con i miei amici, ed alcuni minuti dopo il nostro arrivo, arrivarono anche i due bus della Queer-uzione. La gente si unì al gruppo con cartelli, canti, bandiere, e tanta energia, e noi ci unimmo a loro cantando, sventolando bandiere e facendo rumore. Ma gli slogan, per quanto queer, erano soprattutto concentrati sulla guerra.

Questo fu poi dibattutto dentro la comunità: alcuni pensavano che fosse legittimo per noi portare i nostri messaggi dentro una protesta intesa per la nostra comunità. Altri pensavano che cambiare il messaggio fosse segno di insensibilità e che si doveva dare la priorità al messaggio queer rispetto a quello contro la guerra, in spirito di solidarietà comunitaria. Anche se non la pensavo così [segue]

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