martedì 9 luglio 2013

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[precede] allora, ora la mia opinione tende verso quest'ultima, e mi sento a turbata dal modo in cui abbiamo dirottato il messaggio. [12] Inoltre, mi sento a disagio per la priorità che qui ha preso l'occupazione al di sopra ed al di là di ogni altro argomento, fino al punto di azzittire le altre problematiche su cui intervenire.

Ciò di cui non si dibatte, però, è la brutalità della polizia che ne seguì. Anche se la legge israeliana consente raduni di ogni dimensione, comprendendo il cantare slogan, il brandire cartelli e lo sventolare bandiere (purché non ci siano né marcia né discorso), la polizia spesso si fa le leggi da sola decidendo che è illegare cantare, che un certo numero di persone è illegale, o che un certo contenuto è illegale. La polizia iniziò a brutalizzarci forse 10-15 minuti dopo l'arrivo dei militanti di Queer-uzione. Perché? Perché stavamo cantando, perché eravamo tanti, perché sventolavamo bandiere palestinesi (a dire il vero, lo stava facendo una persona soltanto, ed  è perfettamente legale. Ma che importa questo alla polizia, se vuole incastrarci?) Gli organizzatori della CAG sono rimasti a guardare mentre i poliziotti colpivano i dimostranti, ci trascinavano, ci gettavano in strada ed arrestavano due nostri amici. Solo più tardi, mentre noi eravamo seduti ed aspettando gli arrestati, udimmo la risposta ufficiale della CAG, che affermava che non soltanto noi avevamo violato la legge, ma mettevamo pure in pericolo la lotta 'gay e lesbica' a Gerusalemme. Ovviamente, non ci hanno dato alcun sostegno legale od assistenza per far rilasciare i nostri amici arrestati. Abbiamo dovuto arrangiarci. [13]

Dal momento in cui due di noi furono arrestati, terminò la nostra protesta, e ci trovammo a camminare verso la stazione di polizia in cui essi erano stati portati. Trovai l'avvocato del gruppo Yossi Wolfson e gli diedi tutti i dettagli che potei sull'arresto a cui avevo assistito, cosicché potesse parlare alla polizia a nome nostro. Tutto il gruppo si sedette ed aspettò fnché non calarono le tenebre e non giunse il ben noto freddo notturno di Gerusalemme. Noi congelavamo, mangiavamo, sedevamo e giocavamo o chiaccheravamo. Fui intervistata dai media per la prima volta nella mia vita (rispondendo a domande del reporter del sito di notizie israeliano GoGay [ha anche la sezione GoTrans]). Non so quanto a lungo siamo stati seduti lì finché, alla fine, un poliziotto non uscì dalla stazione e chiese a due persone di firmare delle garanzie per il rilascio dei due arrestati. Io mi offrii di firmare per il mio amico Carmel, ed un altro si offrì per l'altro arrestato Yotam. Quando uscimmo dalla stazione, tutti liberi di andarcene, il gruppo urlò di gioia. Prendemmo l'autobus di ritorno a Tel Aviv con il gruppo di Queer-uzione. Ero stanca morta quando arrivai a casa, alle 2 del mattino.

TERZA STORIA (2006): LA MARCIA CHE NON MARCIÒ


Infine, la marcia del Pride di Gerusalemme fu rimndata a Novembre, anche se continuavano a volteggiare nubi sulla sua testa. Noi sapevamo che la polizia non faceva che cercare delle scuse per non lasciarci marciare a causa dell'ampia opposizione che la marcia riceveva dalle comunità religiose di Gerusalemme, così come da parte del pubblico in generale. Il più diffuso sentimento pubblico a proposito della [segue]

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