domenica 28 luglio 2013

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[precede] del loro addestramento ed alle politiche di sicurezza militare in Israele (ovvero: violenza e brutalità, così come la profilatura razziale di palestinesi e mizrahi).

Saltammo la barriera. Il nostro piano era di occupare il backstage e rifiutarsi di andarsene finché non si fosse ricevuto il diritto a parlare. Il nostro piano si basava sulla protesta nonviolenta radicale, creando un conflitto senza nuocere a persone o beni, ed eravamo certi che saremmo stati ascoltati. Però, dal momento che noi saltammo la barriera, le guardie giurate ci furono addosso. Una guardia mi afferrò per le mani e mi trascinò sul viottolo asfaltato, facendo male alla mia caviglia in un modo che mi ci volle un mese per guarire, mentre un'altra guardia stava inseguendo i miei amici. Mentre venivo trascinata, chiamai le altre  persone del nostro gruppo, e vennero di corsa da me, evitando l'altra guardia ed intrecciando le loro braccia con le mie per impedire alla mia guardia di portarmi via. Ci sedemmo sull'erba, quindi, vicino al viottolo su cui ero stata trascinata, con le braccia ancora intrecciate, mentre il Presidente dell'Associazione GLBT Mike Hamel, che rappresentava la CAG, veniva a parlarci. Chiedemmo di essere ammessi al palco, di avere un minuto, anche 30 secondi, qualsiasi cosa pur di poter trasmettere il nostro messaggio. Hamel continuava a rifiutare, dicendo che era già troppo tardi, che la polizia avrebbe "chiuso baracca", che le nostre prospettive erano già coperte (ancora una volta) dagli oratori bianchi maschi cis e gay. Alle nostre obiezioni rispose che i violenti eravamo noi, e che eravamo noi coloro che cercavano di azzittire delle voci diverse, ignorando completamente la violenza fisica che era appena avvenuta, così come la violenza silenziosa del silenziamento e della cancellazione attuali e storiche delle voci bisessuali dalla comunità "LGBTQ".

In tutta questa confusione, non avevo notato che una di noi, Lilach, era sparita dalla vista. Ero troppo occupata a cercare di non farmi picchiare e poi di convincere la CAG a cedere, che proprio non avevo notato che Lilach se n'era andata altorve. E così, quando sentii la parola bisessuale pronunciata dal palco, fui colta da un sentimento improvviso, sorprendente e completamente surreale che avevamo vinto. Io mi alzai immediatamente e corsi alle scale che portavano al palco. Non udii quello che diceva Lilach, ma non appena raggiunsi il palco e salii le scale, la udii dire: "Fra poco mi porteranno via a forza."

E poi tutto tremò di nuovo. La stessa guardia che mi aveva afferrato prima ora stava balzando su di me e mi spingeva giù dalle scale, facendomi quasi cadere. Come arrivai all'erba, afferrò i miei polsi, piegando le mie braccia dietro la schiena. Ricordo di aver strillato per il dolore, cercando di sedermi sul terreno per impedirgli di trascinarmi ancora. Ricordo che lui mi diceva qualcosa, che solo più tardi gli amici dissero che era: "Questa si farà arrestare oggi." Tutto era veloce, lento e confuso. Le foto della scena mostrano Mike Hamel starsene in piedi inerte lì accanto mentre la guardia stava facendo quello che mi stava facendo. In quel momento, però, non sapevo quello che stava accadendo, certo non chi stava guardando. Tutto quello che sapevo allora erano dolore e sopravvivenza. Poi, in qualche modo, la guardia mi lasciò andare. Solo [segue]

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