mercoledì 7 agosto 2013

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[precede] viscere sono proprio lì sul pavimento, ed il pianto, il dolore ed il lutto, sono proprio qui. Solo questa casa era la mia casa metaforica, ed io – io ero le altre persone. Quello che quest’assassino ha infranto  è stata la porta della nostra comunità, la nostra porta di sicurezza, ed ha ucciso e colpito e ferito noi, che eravamo lì dentro. […] 
Non posso evitare di sentire che nessuno di noi è mai al sicuro. Che noi dobbiamo sempre stare in guardia e lottare. Dobbiamo non dimenticare mai e non abbassare mai la guardia – l’odio circonda noi tutti. Quest’odio ha radici profondissime nella nostra società. La stessa notte in cui metà dei miei amici partecipa ad una dimostrazione contro la deportazione dei profughi [Nota 44]. Il giorno dopo in cui un contatto su Facebook parla della violenza dei militari [israeliani] ad un matrimonio palestinese (un’immagine della sua camicia macchiata di sangue). Lo stesso giorno in cui leggo una discussione sulla mailing list trans gender sulle uniformi, sulle forze armate, sull’occupazione e sull’aggressione. Il giorno dopo che ho ricevuto un nuovo libro, Getting Bi, in cui viene pubblicato  un mio testo, ed urlo di gioia – perché c’è un libro che non mi ignora, ecco un posto in cui anch’io sono presente. Ed in questo maelstrom cadono i colpi d’arma da fuoco, i corpi, i feriti. E mi chiedo perché mai ho anche solo provato ad addormentarmi.
Quella domenica pomeriggio ci fu una veglia di protesta in Boulevard Rothschild [mappa Google] vicino al luogo della sparatoria. Impaurita e stanca dopo una notte insonne ed una giornata di lavoro e preoccupazioni, venni alla veglia con la mia bandiera bisessuale. Trovai Lilach, il mio amico e collega di attivismo Cameron, ed altri, ed insieme ci affrettammo verso il podio dei discorsi che i rappresentanti del Comune avevano messo lì per impossessarci della  protesta, che era stata messa insieme da dei membri della comunità. Nei momenti traumatici, è spesso più facile affogarti nelle cose da fare – tutto il giorno cercavo di chiamare le persone del Comune e far loro sapere che la comunità bisessuale voleva un rappresentante che parlasse alla veglia. Non potei contattarli (e certo, non pensarono a farlo loro).

E così, i miei amici ed io ripetemmo il nostro metodo di avvicinarci agli organizzatori e chieder loro di parlare. Dopo alcuni momenti di convincimento, ci diedero un minuto alla fine, ed una salì per parlare, tenendo un discorso che fu forse della stessa importanza storica per la comunità bi della nostra azione a Gerusalemme 2 mesi prima, dacché diede a Panorama ed alla nostra comunità una voce non solo nella politica queer, ma anche nella politica del governo e dello stato. Creò poi inoltre molti dibattiti all’interno della comunità bi, che mettevano in discussione la nostra posizione politica come comunità e, specialmente quella di Panorama, come organizzazione.

La nostra rappresentante parlò dei legami tra la violenza ed il militarismo in Israele e l’assassinio compiuto la notte prima, di una società in cui l’odio, la paura e la disumanizzazione non sono solo standard, ma un dovere sociale, una società in cui ogni gruppo estraneo al mainstream è bersaglio lecito di attacchi, oppressione ed emarginazione – una società che produce [segue]

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