lunedì 12 agosto 2013

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[precede] rosa. Prestissimo iniziammo ad aprire il palco per i discorsi, che comprendevano argomenti come la bisessualità, le questioni transgender, l’essere Mizrahi, l’essere religiosi, la disabilità, i diritti animali, il femminismo, lo stupro e la violenza sessuale (dentro e fuori dalla comunità), il BDSM, gli alleati e la solidarietà, ed anche critiche della nostra decisione di marciare separate dal Comune anziché come un blocco radicale dentro il corteo municipale. Abbiamo avuto anche due spettacoli – l’improvvisazione di un drag king ed una canzone dal vivo. Dei 13 oratori sul palco, sei erano bisessuali, sei transgender o genderqueer, e circa altrettanti Mizrahi (con diverse intersezioni, ovviamente) – questa era tutta la diversità che avrei mai potuto sperare di avere, proprio lì e senza forzature. Per coloro che volevano prendersi una pausa dal corteo e dai discorsi, c’era un chiosco di cibo gratis vegano che non aspettava che di nutrirci. Un volontario del (vicino) centro LGBT ci portò inoltre delle bottiglie d’acqua, che furono una vera benedizione nel caldo del pomeriggio.

Il corteo radicale del Pride fu un enorme successo – oltre le nostre attese per quantità e qualità – e fu certamente una delle migliori azioni che io ebbi il privilegio di organizzare e parteciparvi. La marcia può non essere stata perfetta, e certo c’è molto per noi da migliorare il prossimo anno – ma sono tornata a casa sentendomi felice, energica e soddisfatta. Questo era proprio il tipo di evento che speravo di creare!

ED ORA? CONCLUSIONI E RIFLESSIONI


Raccontando la mia storia di attivista, spero di essere riuscita a sfidare, sovvertire, e creare alternative ai modi in cui molti di noi viene insegnato a pensare all’attivismo, alla politica, alla storia ed alle nostre vite. Mentre ci viene insegnato di separare e dividere, la mia storia ha cercato di collegare ed unificare. Il personale, il politico, il globale, il locale, il generale, il particolare; la bisessualità, la guerra, il conflitto, la solidarietà, il transgenderismo, il femminismo; l’emozione, il dolore, la solidarietà, l’amicizia, l’isolamento, la lotta, il collegamento, la gioia e molto molto altro: le nostre vite ed esperienze sono intrecciate con una molteplicità che non si può e non si deve frammentare.

Credo che la mia posizione come persona bisessuale ed attivista bisessuale sia stata anche centrale da questo punto di vista. Si è detto che la bisessualità consente diverse prospettive e diverse temporalità – tutte cose capaci di contenere difficoltà, contraddizioni e complessità. È questo punto di vista epistemologicamente bisessuale che consente alla mia storia di unificare queste molteplicità e complessità [Nota 57].

Raccontando la mia storia, spero di aver raccontato anche la storia di una comunità – o due, o tre; un frammento della storia di un paese e di storia locale; ed una storia personale che può risuonare con l’esperienza delle altre persone. Spero anche di aver dato vita a nuove prospettive, diverse ideologie e metodi attivistici, e che io sia riuscita a rendere alcuni lettori curiosi di leggere di più su tutte queste cose che non potevo includere in quest’opera. [segue]

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