domenica 28 luglio 2013

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[precede]

SETTIMA STORIA (2009): IL PRIDE DI GERUSALEMME


[Attenzione al trigger: questa storia (così come la successiva) contiene descrizioni di violenza che potrebbe esservi difficile leggere. Se sospettate che questo scateni ricordi dolorosi, o vi possa comunque mettere a disagio, vi prego di chiedervi se non sia il caso di leggere queste parti del testo in un luogo che vi sembra sicuro ed in cui potete trovare sostegno emotivo.]

Il 25 Giugno, il giorno della marcia del Pride di Gerusalemme (tenuta quell'anno per commemorare  i 40 anni di Stonewall), mi svegliai decidendo nuovamente che non avevo alcuna intenzione di partecipare. Avevo un esame quel giorno, e nei giorni precedenti non mi preoccupavo della marcia, ma dello studio. Però tutto  questo cambiò quando lessi le mie mail quel mattino, per scoprire che all'ultimo minuto la CAG aveva ceduto alla (mostruosa) pressione della comunità transgender ed aveva aggiunto un oratore transgender alla lista dei discorsi da tenersi sul palco.

La settimana prima, la marcia del Pride di Haifa c'era stata con un palco e dei discorsi che includevano una sola donna (un'etero nostra alleata) ed una moltitudine di uomini bianchi cis, gay ed etero. Per tutta risposta, due attiviste femministe, lesbche e bisessuali, chiesero il diritto di parlare dal palco, e dopo un po' di pressione e tanta insistenza fu dato loro il microfono per l'ultimo discorso. Loro parlarono cercando di rammentare alla gente le voci cancellate di donne, bisessuali, lesbiche e transgender, dei palestines e di tutte le altre voci emarginate della comunità. Cercarono di mettere in rilievo che il corteo del Pride doveva rappresentare e far risuonare le voci di tutti i gruppi nelle nostre comunità anziché una soltanto, e di far notare la distribuzione ineguale del potere, dello status e dell'agenda dentro e tra le nostre comunità.

Dopo il loro discorso, nella settimana precedente alla marcia del Pride di Gerusalemme, entrambe queste attiviste inviarono delle mail alla CAG per assicurarsi che la marcia del pride comprendesse un oratore bisessuale. La CAG rispose che era già troppo tardi, che i discorsi erano stati già decisi, che parlare era riservato ai capi delle organizzazioni, che che i bisessuali non avevano bisogno comunque di un discorso, dacché le nostre necessità sarebbero state coperte dalla moltitudine di (proprio così) uomini bianchi cis, gay ed etero.

Le scuse della CAG furono smentite quando lessi la mail del direttore della CAG Yonathan Gher alla mailing list trans.il, alle 10 del mattino, che affermava che all'ultimo minuto la CAG avrebbe permesso ad un oratore transgender di salire sul palco. All'oratore (non affiliato ad alcuna organizzazione) furono assegnati 3 minuti, provando così che erano possibili dei cambiamenti all'ultimo minuto, se li si voleva davvero. Alle 11 del mattino chiamai Gher, presentandomi come il capo dell'organizzazione bisessuale Panorama e chiedendo che alla comunità bisessuale fosse concesso un oratore. Se la CAG voleva solo capi di organizzazioni, gli dissi, ero più che disposta a parlare come tale io stessa. Spesi i primi 5 minuti della telefonata soltanto cercando di convincerlo ad ascoltarmi anziché riattaccare. E dopo che ebbi parlato, riattaccò comunque. [segue]

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